Artissima Design

Visualising Transformation

 

Il progetto Visualising Transformation intende concentrare la propria attenzione sul processo creativo mediante il quale si attribuisce forma e sostanza ad un’innovativa generazione di oggetti di design; questi prodotti, oltre a dare risposta ad una serie di esigenze funzionali pratiche, diventano rammentatori di necessità altre, relative all’ambito della riflessione e del ragionamento critico dell’individuo.

La mostra collettiva Visualising Transformation nell’ambito di Artissima Design presenta un insieme di lavori originali firmati da alcuni tra i nomi di maggior rilievo nel contesto internazionale del design di ricerca, includendo gli oggetti di Tomás Alonso, Beta Tank, Julien Carretero, Lanzavecchia+Wai, Minale-Maeda e Mischer‘Traxler e gli allestimenti ambientali concepiti e realizzati espressamente per l’occasione da MARC, Nucleo e UdA.

Questo selezionato gruppo di designer è protagonista di una recente tendenza che propone, in alternativa alla ripetizione seriale delle produzioni industriali, l’edizione in numero limitato di oggetti realizzati in larga parte con il ricorso a tecniche artigianali. La figura del “craft designer”, certo non nuova, ritorna nel contesto contemporaneo quale sintesi tra le conoscenze ad ampio spettro del progettista di prodotto e l’esperienza pratica propria della cultura materiale dell’”homo artifex”, coniugando competenze usualmente imputabili a professionalità distinte.

 

 

Il design, da sempre identificabile come una disciplina aperta, nella sua espressione più aggiornata dedicata alla ricerca, rafforza ulteriormente l’attitudine ad includere conoscenze tradizionalmente percepite come “esterne” al proprio corpus; incline all’ibridazione, alla reciproca interferenza, alla mutua influenza e alla fertile contaminazione linguistica tra ambiti di conoscenza, la progettualità creativa di oggi risulta in uno stato di continua ridefinizione del proprio campo d’azione.

In questa prospettiva di ininterrotto confronto, l’incrocio tra arti visive e design può esprimere esiti materiali inaspettati e rilevanti, trasformando la “macchina semplice” dell’ordinario oggetto d’uso quotidiano in un dispositivo di trasmissione di nuovi significati e immaginari, in un mezzo capace di emanare un’espressività simbolica intensa.

Gli oggetti presentati in Visualising Transformation, che sembrano essere colti in uno stato di quiete temporanea, sono risultanti di un pensiero che guarda al concetto di trasformazione senza fine come elemento di ispirazione principale: oggetti che possono scomporsi, assumere geometrie differenti, configurazioni variabili o presentarsi come il prodotto di una mutazione altra – di energia, di tempo o di materia – sfuggendo sempre e comunque, e per ragioni differenti, a comunicare una fissità incontrovertibile.

Venendo meno l’attributo di invariabilità assoluta associato alla tangibilità fisica dell’oggetto tradizionale, questo si propone per essere potenzialmente trasformabile, adattabile, permeabile, combinabile, disponibile all’alterazione, trovando attraverso questa attitudine alla riconfigurazione progressiva, un rapporto con l’individuo più personale, intimo e intenso. L’oggetto è concettualmente mobile, e le sue possibili, potenziali riconfigurazioni esercitano un’influenza attiva – anche in questo caso incoraggiando una trasformazione – nei confronti della sua relazione con l’ambiente circostante o delle abituali modalità d’uso da parte degli utenti.

Visualising Transformation introduce al pubblico alcuni lavori sperimentali significativi, anche identificabili come ottimi strumenti di racconto, perfetti storyteller capaci di attuare un processo di narrazione; il design protagonista di questa mostra non comunica solo attraverso il virtuosismo formale, l’esteriorità estetizzante, ma stimola una serie di riflessioni che l’osservatore codifica in base alle proprie conoscenze e alle proprie memorie, azionando il meccanismo, intimo e soggettivo, delle corrispondenze mentali emergenti dal quadro composito del proprio vissuto; l’oggetto progettato è finestra verso un altrove significativo e il design diventa un innesco per connessioni mentali e associazioni di pensiero che alimentano una riflessione importante.

LuogoTorino
ClienteArtissima
Anno2010